“Così fan tutti” e la regola dell’indifferenza

Provincia di Torino, un sabato sera come tanti, una tavola imbandita e tre generazioni a confronto. A un certo punto della discussione, qualcuno apre la parentesi naufragio-costa-concordia. I Nostri si scambiano e si ripetono banali osservazioni di convenienza; finché qualcuno non racconta di aver visto nell’ultima puntata di Servizio Pubblico un servizio sulle condizioni in cui lavora il silenzioso e numeroso personale che anima le crociere.

A: “Sono praticamente tutti stranieri, ovviamente sottopagati e costretti a lavorare incessantemente fino all’alba per essere sempre pronti a porgere il calice ai turisti impegnati nei trenini e nei balli di gruppi”

B: “E di che ti stupisci? Guarda che quella gente è solo contenta di lavorare e di guadagnare, piuttosto che rimanere nel proprio paese a morire di fame

A: “Forse non mi sono spiegato. Vi sto parlando di persone che su quelle barche non godono di alcun diritto, che sopportano ritmi di lavoro così intensi da ammalarsi, senza però potersi far curare perché il contratto non lo prevede”

C: “Io non ci credo. Quando ero in crociera i camerieri filippini erano così carini e gentili, si vedeva proprio che si divertivano; e poi ci hanno sempre parlato bene della loro esperienza lì sulla nave. Alcuni lavorano sulle crociere da anni. Pensa che ci sono anche dei laureati!”

A: “Appunto. E non ti è venuto in mente che, proprio perché laureati, è probabile che il loro sogno non sia quello di fare il cameriere 16 ore al giorno con una paga da miseria? E immagino non ti sia neanche mai domandato come mai i soggiorni in crociera siano sempre più economici…  Quello che non paghi tu, viene tolto dalla busta paga del personale!”

D: “Io non ci vedo niente di male a rendere la vacanza in crociera accessibile a tutti. Perché dovrebbe essere solo un divertimento per pochi?…”

A: “…E chissenefrega se a rimetterci sono i filippini o le bielorusse, vero?”

D: “Ma quanto esageri! Credi che solo sulle crociere esitano queste cose? Lo fanno tutti! Ogni prodotto che noi consumiamo è fatto da gente sottopagata. E allora cosa fai, non compri più niente?”

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“Lo fanno tutti” è la giustificazione che troppo spesso viene data alla violazione dei diritti fondamentali di uomini e donne, alle ingiustizie basate sulla provenienza geografica e alla supposta superiorità di noi europei nati per puro caso nell’Europa di categoria A. Il “così fan tutti” genera indifferenza e incapacità di indignarsi per quello che in assoluto è sbagliato: la declassazione dell’altro per continuare a godere di privilegi considerati intoccabili e dovuti.

In una delle canzoni più significative del suo ultimo album, “20.000 Leghe in fondo al mare”, Gian Maria Testa ha vestito di poesia e di “endecasillabi sparsi” la scelleratezza della razza umana, che persiste nel creare categorie e classi, nel dividere i degni dagli indegni, nel sottomettersi alle maggioranze dimenticandosi delle minoranze, nel preferire la secessione piuttosto che l’unione. Il passato ci insegna che le battaglie per la libertà, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti di tutti sono state vinte dalla collettività: perché continuare a ignorarlo?

5 commenti

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5 risposte a ““Così fan tutti” e la regola dell’indifferenza

  1. arikita

    Grande, Sere! 🙂

  2. irene

    Non ho troppe difficoltà ad assegnare un volto (svariati volti) a ciascun commensale-lettera di questo sabato sera, ma come ci sono tanti B, C, D, ci sono altrettante A. Così fan (quasi) tutti!

  3. Brava molto significativo e complimenti per il discorso diretto che rende vivo il momento 🙂

  4. Luca B.

    Quando dicevano che il pane è un diritto, intendevano la baguette.

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